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Wizard Animation

martedì 17 giugno 2008

Sfogo

Io credo che ad ogni età ogni bambino o adulto si senta uomo. Ricordo che avevo dieci anni e pensavo, vedendo come i grandi si comportavano con me e quanto mi sottovalutassero, che quando fossi diventato io grande non avrei sottovalutato i bambini di dieci anni.
Ricordo che ne passò di tempo, che trascorsi giorni chiuso in una stanza sterilizzata per una malattia, che un amico una volta mi disse una cosa che io sapevo essere una bugia, che ebbi una ragazza, che la persi, e un'altra che perse me.
Ricordo che quando vedevo passare una bara e un auto scura, all'età di dieci anni, ridevo, e gli amici intorno a me si grattavano le palle facendo i simpatici. Mi credevo già compiuto, già superiore a tutte quelle vecchie, a tutti quei ragazzi piangenti. Mi dicevo "cos'è la morte? Perchè spaventarsene se a tutti tocca come respirare?" E ricordo che un giorno mi morì una amica, dopo giorni di coma, ed allora imparai quanta pesantezza di lacrime sta dietro un funerale, e oggi quando lo vedo passare chino il capo e sospiro.
Guardo la foto di me e leiche stiamo mezzi ubriachia tavola, l'hanno beccata col flash mentre era commossa, penso a tutte le volte che mi stupivo di come si commuovesse facilmente, anche per una semplice fotografia, e mentre lo penso mi si inumidiscono gli occhi.
Ricordo in me i mille discorsi, a difendere l'idea di anima gemella, di amore pure, ricordo me che infinite volte cercavo di ricucire uno stesso rapporto, e poi me ne rinnegavo quell'idea, che gettavo l'amore tra le finzioni degli stupidi, tra le superstizioni, e ricordo mesi di avarizia, di aridità, mesi in cui stavo come un sasso in un torrente, indifferente ad ogni cosa, e poi di siccità, quando rimanevo nel letto e il cuore era come una foglia di autunno inoltrato. Ridevo a sentire dire "innamorarsi". Ma se il cuore era secco come la paglia, e lei scintilla, con qual velocità io mi arsi?
Riscoprii la'more, mi rinacque in petto come una doccia fredda, come un fuoco d'artificio, e come un fuoco d'artificio o un fuoco di paglia in poche settimane nuovamente si spense.
Quanta strada deve fare uno per sentirsi uomo? Ne farò mai abbastanza? Cosa mi serve? Guadagnare i miei soldi, prendermi i miei svaghi, piantare un albero, scavare un pozzo. E' davvero tutto qua?
Come posso esser certo di qualcosa se, più il tempo passa, più mi basta cagare su un paio di fogli perchè tutti acclamino "al poeta!". E con questo intendo dire che se mi impegno, che se scavo nel profondo di me stesso in cerca di parole roventi e se invece sputo banalità, se pesco nella merda col badile non molti si accorgono della differenza. E quei pochi che se ne accorgono almeno una volta scambiano il fango coi diamanti, giusto per farti capire che i loro giudizi non sono che un caso.
E tu stesso, mentre scrivi e rileggi, cambi giudizio col passare dei mesi e persino dei giorni. Quando ti acade che ciò che hai scritto ieri lo disprezzi, tutto preso dall'oggi. Quando poi ti passa un anno, vai a rileggere, e l'oggi fa schifo, e lo ieri riluccica.
E se pure scrivi, che scrivi a fare? Chi leggerà mai le tue parole? Chi le comprenderà? Andranno oltre la barriera del tuo stato? Andranno oltre la barriera del tuo secolo? E quand'anche il secolo passerà, nel momento in cui persino le tombe e persino le sculture saranno sbriciolate dal turbinio dei millenni, cosa resterà di te? E se di te resterà tutto, confuso in mezzo ai mille che ti precedettero e ai miliardi che ti seguiranno, che valore avranno le tue frasi? Che valore avrà la tua anima, che tu dicevi immensa, schiacciata tra innumerevoli identiche anime?
Non ti sfiora inoltre il dubbio di avere un anima mediocre? Che le tue cose paiono grandi solo a te, e non ad altri?Ti è mai capitato di ascoltare cantanti che sciorinano banalità col viso convinto? Ti è mai capitato di deriderli? Non potrebbe essere che tu sei uno di loro?
Qunque io smisi con la pretesa della immortalità, ed i testi e la poesi nn furono più il piede di porco con cui pretendevo di aprirmi l'eterno paradiso qui in terra, ma molto di più furono. Non più sputati fuori in grande quantità nel tentativo di entrare in qualcosa di inesistente, ma secreti cn mensile parsimonia, con fatica quasi, come sudare scheggioline di vetro. Versi e testi non belli, non brutti: semplicemente inevitabili. Perchè quando diventi uno scrittore, smetti di parlare di scrittura, smetti di andare alle riunioni di scrittori, smetti di comprare i best-sellers, smetti di comprare i libri che ti dicono come scrivere, ma diventi scrittura e la scrittura, non più inseguita a perdifiato, si volta indietro a guardarti, torna e ti entra dentro e tu sei una tomba. Diventi la puttana dell'eterno.
Non vomiti sui fogli cascate di centomila parole, ma stitiche covate, sofferte, ripensate, cancellate. Quando diventi uno scrittore dimentichi persino di scrivere. I periodi, anzi le frasi, anzi le coppie di parole, ti danzano dentro come zanzare dorate e incensate, ti abbelliscono, e quando parli dici cose, e non parole, e la gente ti sta a sentire.

Aspetto gli eventuali vostri commenti... scusate lo sfogo... buona vita a tutti...

1 commento:

Kiara ha detto...

....m mancava il roberto scrittore...ogni giorno s scopre qualcosa di nuovo su di te!!!!ahahahah....

Bar Mary Chat ... Have Fun !!!